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Pubblicità e doppi sensi

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Fare pubblicità non è una cosa semplice. Sono sufficienti l’originalità, la novità e la precisa esecuzione tecnica per far si che la campagna funzioni? Dipende!
Nel cercare di creare pubblicità con l’intento di colpire o meravigliare il proprio target, spesso, purtroppo alcuni pubblicitari incappano in errori che rischiano di trasformare quelle stesse campagne in verri e propri orrori, volgari per il pubblico di riferimento e che possono danneggiare l’immagine del brand.

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Puntando molto su una comunicazione capace di stuzzicare il suo pubblico con giochi di parole ed immagini, Zappalà, azienda casearia tra i principali produttori del sud Italia, è riuscita a conquistare un’ampia area di consumatori e surclassare numerosi concorrenti. Far parlare di sé va bene, ma fino a che punto è consentito un tale utilizzo del doppio senso?

allattatevi

In questo caso per esempio, nonostante sia simpatico l’headline che rimanda ad un’azione che tutti noi conosciamo (prendere il latte dal seno materno), il ricorso all’allusione sessuale è del tutto gratuita.
Al fine di realizzare un visual che vada oltre il già visto, bisogna che l’immagine sia costantemente rinnovata da elementi shockanti (per soggetto, lettering o tecnica utilizzata). E’ quindi giusto scioccare a tutti i costi?

Dalla Calabria con passione

E’ noto che il ruolo della pubblicità è appunto far conoscere un prodotto, un marchio o promuovere una certa causa, peccato però che sempre più spesso i metodi utilizzati, per attirare l’attenzione e far passare un messaggio in maniera forte, diventano sempre meno ortodossi.
Una delle prime pubblicità provocatorie che si è servita del corpo (o meglio del sedere) di una donna è la celeberrima pubblicità (l’headline più di tutti) di jeans Jesus che risale al 1973.

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All’epoca fece scalpore ma, come in tutte le cose, l’uso continuo di un certo tipo di immagini, a lungo andare, fa nascere una pseudo familiarità con ciò che fino a poco prima era un tabù ed un’abitudine che non ci porta più a voler reagire.
Se questi che seguono sono gli “Effetti della Calabria”… beh, allora siamo messi proprio “bene”, soprattutto se stiamo parlando di una campagna pubblicitaria ideata per il concorso internazionale per istituti alberghieri… concorso rivolto anche a minorenni!
Chi vede questa campagna di certo non dimenticherà che stiamo parlando di salumi tipici calabresi, e che i diversi colori delle unghie della donna sono riferiti ai diversi tipi di salami che tratta questa ditta, Dodaro, come dimenticarla visto anche il suo posizionamento grafico.
Effects-of-Calabria-i-discutibili-effetti-di-una-campagna-poco-Italian-Style

Non c’è che dire, sono riusciti nel loro intento, ma a che prezzo? Giudicate voi…

Tratto da “Basta che funzioni: l’importanza del visual tra artisticità e funzionalismo” di Martina Lombardi – tesi in Tecniche della Comunicazione Pubblicitaria – corso di Laurea Magistrale in Comunicazione Pubblica e d’Impresa.

 


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