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40 anni di capitale umano con Cucinelli

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Quello di Bruno Cucinelli è un modo di fare impresa assolutamente fuori dai canoni, eppure di grande ispirazione non solo per i piccoli ma anche, e soprattutto, per i grandi imprenditori.

A testimonianza ci sono i dati raccolti nel 2017, contenenti cifre astronomiche nell’ordine dei centinaia di milioni di euro di fatturato: quell’anno, infatti, la sua impresa ha registrato ricavi per 503,5 milioni di euro, con un aumento del 10,6% rispetto a quello precedente, ottenuti solo in piccola parte dall’Italia (16,8%), con un 30% derivante dal resto dell’Europa, un 35,6% dal Nord America, un 8,5% dalla Cina ed oltre il 9% dal resto del mondo. Tutto con soli 124 punti vendita all’attivo, oltre all’attività di e-commerce.

Dietro questi numeri, però, c’è una vera e propria filosofia di vita: tutto si fonda, come una stessa dichiarazione di Cucinelli ha affermato, su un lavoro per la “dignità morale ed economica dell’essere umano”.

Un concetto molto simile a quello impostato, tempo fa, dalla Ignis, dove i dipendenti erano ospitati in veri e propri villaggi dotati di ogni comfort.

Sul sito ufficiale della boutique si legge: “La riservatezza tutela la nostra intimità; abbiamo bisogno di una riservatezza giusta, che armonizzi la nostra parte pubblica con quella privata”. Si tratta, infatti, non solo di un brand, ma di un vero e proprio progetto di vita, quasi unico al mondo.

La storia

La Bruno Cucinelli, quotata dal 2012 alla Borsa di Milano, è nata nel 1978 a Castel Rigone, vicino Perugia, con l’obiettivo di produrre maglieria da donna in cashmere.

Nel 1985 venne acquistato il castello trecentesco del piccolo borgo medievale di Solomeo: dopo una serie di restauri, vi venne trasferita la sede aziendale.

Ci sono voluti anni per arrivare al primo negozio monomarca (1994) e per realizzare la prima collezione total look uomo/donna (2002).

Capitali mondiali e resort sono diventati gli agganci per i punti vendita, la domanda è salita fino a superare la produzione e, ad oggi, l’azienda si ritrova a sorpassare i 500 milioni di fatturato: Forbes ha parlato di Cucinelli come del 33-mo uomo più ricco d’Italia.

Ma c’è molto di più dietro questa escalation di successi: nel 2018 la famiglia Cucinelli ha venduto il 6% delle azioni, donando ben 100 milioni in beneficenza; inoltre, si è occupata del restauro storico-artistico di moltissimi siti importanti del borgo di Solomeo, partendo da piazze e strade, passando per la Biblioteca Neoumanistica ed arrivando alla realizzazione di un complesso, il “Foro delle Arti”, dotato di teatro, anfiteatro e giardino pensile.

Quello che fa di quest’impresa una vera e propria avventura imprenditoriale, però, è il riguardo dedicato ai dipendenti. Solomeo è diventato un piccolo mondo a sé stante, fatto di cultura, convivialità ed economia, offerente sempre più servizi in grado di dare dignità ai lavoratori: tra questi, una scuola per artigiani, una chiesa (quella di San Bartolomeo), una Cantina e, addirittura, una enorme esedra in travertino intitolata “Tributo alla dignità dell’uomo” dedicata ai continenti di tutto il mondo.

Cucinelli ha detto: “Solo ora sono veramente felice perché a Solomeo abbiamo ricostruito un tessuto abitativo che unisca centro e periferia, attività economiche e ambiente, efficienza e bellezza, velocità e lentezza. Certo, possiamo parlare per brevità di sostenibilità sociale e ambientale, ma io preferisco pensare e dire che Solomeo è oggi un borgo dello spirito, circondato da una periferia amabile. Siamo un marchio globale, oltre l’80% del nostro fatturato viene dall’estero, con un felice equilibrio tra mercati. Eppure tutto viene da un piccolo borgo in una piccola regione di un piccolo Paese, se confrontato con altre nazioni, come l’Italia: sono convinto che il successo dei nostri prodotti sia legato proprio al nostro radicamento nella cultura di piccolo paese. In quello che facciamo mettiamo il gusto italiano, il know-how artigianale e soprattutto le emozioni. Nulla di tutto questo è misurabile o può entrare in un bilancio, ma senza tutto questo non saremmo mai arrivati a diventare un simbolo dell’eccellenza italiana”.

Un grande impegno sostenuto anche dalla Fondazione omonima (definita “A Humanistic Company”) che ha fatto dell’etica e della dignità umana ed imprenditoriale una strategia di marketing.



Uso le parole come fossero numeri e i numeri come fossero parole. Blogger, Copywriter, Editor freelance. Tutor di Matematica e Fisica.

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