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Il peggio dal mondo: quando le pubblicità diventano razziste

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Elezioni politiche italiane 2018: pochissimi giorni dopo la compagnia di navigazione italiana Moby Lines lancia una campagna pubblicitaria piuttosto ambigua (anzi, ben poco) che è rimasta al centro di accese polemiche per lungo tempo.

L’immagine ritraeva una giovane collaboratrice, con tanto di papillon, intenta a portare il caffè ai naviganti, introdotta dalla scritta “Il nostro personale? È tutto italiano!” alla quale seguiva, al di sotto, “Scegli solo chi naviga italiano. Navigare italiano non è solo uno slogan, è un impegno. Significa avere 5 mila lavoratori italiani altamente qualificati, per offrirvi un servizio veramente impeccabile. Vuol dire riconoscere il valore e la professionalità dei nostri connazionali e portare lavoro e fiducia nei nostri porti. Significa darvi solo il meglio, per trasformare ogni vostro viaggio in una vacanza“.

Un messaggio che è apparso, ai più, come razzista o, perlomeno, identificante quella larga fetta di cittadini che aveva votato chi aveva fatto del “Prima gli italiani” un motto di propaganda elettorale. L’indignazione si è sparsa a macchia d’olio attraverso i social: in particolare, su Twitter, è nato l’hashtag #PiuttostoANuoto, lanciato proprio dall’ex direttore creativo esecutivo della Armando Testa, l’agenzia pubblicitaria che ha realizzato la campagna.

L’improbabile difesa

La risposta da parte dei diretti interessati non è tardata ad arrivare.

Il lavoro era stato commissionato all’agenzia dal Gruppo Onorato Amatori che, sui social, ha cercato di difendersi così: “Il Gruppo Onorato Armatori è orgoglioso di impiegare solo personale italiano o comunitario regolarmente assunto, piuttosto che personale extracomunitario sottopagato, impiegato con contratti non italiani, come accade in altre compagnie di navigazione. Questo non ha niente a che vedere con la xenofobia, ma è semplicemente un modo per tutelare, con orgoglio e fierezza, la grande tradizione della marineria italiana, per garantire un lavoro alla nostra gente e alle loro famiglie e difendere la dignità dei nostri connazionali. Onorato Armatori continuerà, come ha sempre fatto, a denunciare ogni forma di sfruttamento dei lavoratori del mare, italiani o extracomunitari che siano, e soprattutto non smetterà mai di ringraziare ed encomiare i propri dipendenti, grazie ai quali l’attenzione e la cura del cliente sono al primo posto in ogni viaggio effettuato a bordo delle nostre navi. #navigaitaliano“.

In molti hanno criticato anche questa presa di posizione, facendo notare come il tragico episodio della Costa Concordia abbia visto come protagonista un italiano (l’ex comandante Schettino, condannato a 16 anni di carcere), non certo una garanzia di sicurezza, insomma.

Si è anche cercato di coinvolgere la questione doppio registro, quella pratica attraverso la quale, registrare le navi (relative a tratte internazionali) in altri Paesi si rivelava conveniente in quanto a costo del lavoro e fiscalità: un elemento inutile da mettere in gioco, visto che la maggior parte delle tratte solcate dalle navi della Moby sono a carattere nazionale.

Insomma, delle giustificazioni che sono risultate alquanto ballerine e che non hanno sicuramente fatto centro in chi non si riconosce in questo modello di proposta pubblicitaria, di governo… e di vita.


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