L’occhio, si sa, vuole la sua parte. Mai più vera è questa affermazione se fatta nell’ambito della pubblicità e della comunicazione. Spesso e volentieri però, la si fraintende e si da per scontato che la cosa più importante sia la spettacolarizzazione della grafica. Quindi vai con effetti speciali, ghirigori e font quanto più particolari e articolati possibile.
A volte invece, la cosa migliore è la semplicità e le immagini dirette. Il minimal e tutto ciò che rientra in questo genere, funziona perché non ha bisogno di grandi rielaborazioni dal nostro cervello e quindi risulta più immediato e facilmente memorizzabile. Ecco perché font semplici che possono essere scambiati per “troppo comuni”, funzionano.
C’è una font che risponde a tutte queste esigenze di stile. La vediamo ovunque, sui cartelli stradali, sui logotipi e sui siti web, ma più praticamente la vediamo sui prodotti del supermercato e su tutti i prodotti storici e di uso quotidiano che riusciamo a ricordare. L’Helvetica è in ogni dove, helvetica è per sempre. È fashion e di stile, semplice e minimal, ma allo stesso tempo originale, con un’ottima riuscita se usata con i giusti accostamenti. Tipico della pubblicità anni ’60 con un design essenziale e stiloso, questa font (o font a seconda se utilizziamo la derivazione francese o inglese) è diventato un vero e proprio culto per grafici e designer.
Il primo documentario sul graphic design, ha proprio come titolo Helvetica, parecchi libri raccontano la storia del carattere tipografico che ha cambiato la storia, ed è stata persino celebrata dal MOMA di New York ricevendo numerosi riconoscimenti in tutto il mondo. Helvetica è un sans serif gotico, figlio del font Akzidenz di Berthold (1898) ed è particolarmente utilizzato dai progettisti e da imprese indipendenti e grandi società di tutto il mondo ma anche dalle case di moda e di interior design.
Perché è così popolare e molto usato?
Creato nel 1957 da un’idea di Max Miedinger un impiegato freelance, a cui era stato chiesto di pensare ad un set di caratteri sans serif (senza grazie) per una nuova linea tipografica per la fonderia svizzera Haas, portò dapprima il nome di Neue Haas Grotesk per poi diventare ufficialmente Helvetica.
L’esplosione fu immediata, dovuta anche all’introduzione della font proprio negli anni della rivoluzione del lettering, non a caso infatti fu scelto dalle grandi agenzie pubblicitarie ansiose di sfoggiarlo con i loro migliori clienti. In poco tempo Helvetica iniziò a comparire nei corporate brand, nella segnaletica, nelle stampe d’arte, nelle clip video ed in altri innumerevoli campi della comunicazione visiva fino a che vide il proprio apice con la Apple, che nel 1984 lo include tra i caratteri di sistema Macintosh, permettendone la diffusione anche nel versante della grafica digitale.
Helvetica, tecnicamente parlando, è un carattere con molte particolarità: tanto spazio negativo (il bianco) che circonda le lettere quanto quello delle linee che compongono i caratteri. Lo spazio negativo contenuto all’interno della “a” minuscola assomiglia molto a una lacrima. Inoltre i caratteri Helvetica si sviluppano sempre in verticale o orizzontale, ma mai in diagonale. Risulta così, un font dal carattere deciso (per fare un gioco di parole) con una precisa presenza visiva se usato da solo, mentre non intacca la fotografia nè l’illustrazione se usato in compagnia.
Sei un grafico che a volte non sa quali pesci pigliare? Usa Helvetica e vai sul sicuro, successo garantito!
-
1 Musica classica: come nasce una campagna divulgativa
-
2 Merchandising personalizzato: cos’è e perché è fondamentale per le aziende
-
3 Generazione Z: chi sono e come comunicare con loro
-
4 Cos’è il SEO Audit e come si fa
-
5 Usabilità del sito: il cliente al centro dell’esperienza
-
6 Quali sono i motivi alla base del successo di Tik Tok
-
7 Le migliori app gratuite per creare storie perfette su Instagram
-
8 Il Funnel dei Pirati: quando il marketing fa AARRR
-
9 Quali sono gli errori più frequenti nella gestione di un e-commerce
-
10 Perché è fondamentale avere una comunicazione integrata?