In un mondo che cammina così velocemente, con mode che cambiano in rapidità, innovazioni che ne sostituiscono altre appena uscite, un aspetto fondamentale da possedere per essere al passo coi tempi e addirittura anticiparli è la creatività.
Cos’è la creatività?
La creatività, secondo il matematico Henri Poincarè “è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”.
Si aggiunge all’uomo Bruno Munari nel suo libro FANTASIA, che sostiene che si tratti di “tutto ciò che prima non c’era, ma realizzabile in modo essenziale e globale. Il prodotto della fantasia come quello della creatività e dell’invenzione nasce da relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce”.
Per il direttore creativo e scrittore Stephan Mumaw la creatività è il problem solving con l’aggiunta di caratteristiche chiave quali rilevanza e innovazione. La rilevanza serve per comprendere il grado di risoluzione del problema. L’innovazione a rendere la soluzione unica e originale.
Si tratta perciò dell’infrangimento delle regole esistenti col fine di crearne di nuove e migliori.
Dote innata o skill conseguita?
La creatività, sebbene in tanti ritengano sia un dono col quale si nasce, può essere allenata e arricchita.
Ne dà conferma un esperimento del 1999 nel settore pubblicitario tenuto da ricercatori israeliani. Analizzando un campione di 200 pubblicità premiate come le più riuscite dell’anno, le si classificò secondo sei Modelli di Creatività. La rispondenza fu dell’89%. Le 200 pubblicità scelte non rientranti tra quelle di successo corrispondevano a uno dei modelli solo per il 2%. Ciò a riprova del fatto che la creatività si possa accrescere seguendone la logica.
E ancora un altro della stessa squad di scienziati con tre gruppi di individui assolutamente lontani dall’ambito pubblicistico. Il primo gruppo vide le pubblicità proposte e le trovò fastidiose. Il secondo fu addestrato per due ore sulla tecnica dell’associazione libera di idee e brainstorming. Le pubblicità risultarono meno fastidiose, ma non creative. Il terzo gruppo fu addestrato su sei modelli di creatività. Le pubblicità vennero considerate il 50% più creative rispetto agli altri due gruppi.
Stimolando il processo di creatività perciò quest’ultima viene allenata.
I sei modelli di creatività
1) L’analogia visiva
Accostare forma e suono di un elemento del prodotto con un simbolo rappresentate il suo messaggio fa sì che la creatività venga accresciuta.
Esempio: Serie A italiana. Rappresentarla con un pallone e una pizza rende chiaro ciò di cui si parla.
2) Le situazioni estreme
Il prodotto, posto in situazioni estreme, esalta le sue caratteristiche.
Esempio: “Redbull, ti mette le ali”. La situazione irrealistica ed estremizzata delle ali esplica il potere della bevanda energetica.
3) Le conseguenze dell’utilizzo o mancato tale
Sottolineare le conseguenze dell’uso di un prodotto e le mancanze dovute al farne a meno spinge ad acquistarlo.
Esempio: Il caffè ti carica. Non assumerlo ti fa permanere senza forze.
4) Il confronto
Confrontare un prodotto con altri della stessa categoria rende chiara quale sia la soluzione del problema.
Esempio: Pulizia data da un prodotto a scapito di un altro.
5) Gli esperimenti interattivi
Rendere l’osservatore prima persona agente nell’esperimento lo coinvolge e gli rende noti i risultati ottenuti e ottenibili.
Esempio: Chiedere di correre per comprendere quanto un prodotto deodorante sia efficace.
6) L’alterazione dimensionale, spaziale o temporale
Decontestualizzando il prodotto, lo si avvalora.
Esempio: Una mela grande come un pallone.
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