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Cristiano Ronaldo, questione di marketing

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105 milioni non sono proprio pochissimi per l’acquisto di un giocatore di calcio che ha già compiuto 33 anni e che varrà 30 milioni netti di stipendio (60 lordi) all’anno; eppure la Juventus non ha battuto ciglio e, anzi, ha colto l’affare, a quanto pare, proprio al momento giusto, sicura che l’intera operazione sia in grado di offrire, in ritorno, molto più della cifra totale spesa.

Insomma, l’acquisto di Ronaldo, in termini di marketing, rappresenta un vero e proprio investimento e, tecnicamente, un’intelligente mossa di co-branding.

Non bisogna, infatti, dimenticare che sia Ronaldo che la squadra rappresentano due brand fortissimi sul mercato, capaci di incassare, indipendentemente l’uno dall’altra, milioni di euro all’anno già solo per il fatto di “esistere”: unendo le forze, CR7, il brand identificato dal calciatore che conta già una linea di underwear, una di blankets (coperte), una di fragranze e, addirittura, un museo intitolato a suo nome, porterà maggiore credito, nuovo pubblico e un’ulteriore visibilità alla Juventus che, di fatto, già nei primi giorni successivi alla compravendita, ha guadagnato sui social circa 3 milioni di utenti in più; non esattamente bruscolini.

Dal canto suo, Ronaldo è, ad oggi, il terzo sportivo più pagato al mondo, con centinaia di milioni di follower che gli fruttano 400mila euro per ogni post. Altro che influencer!

Ma andiamo per gradi: come mai il prezzo per aggiudicarsi il calciatore più vincente dell’ultimo decennio è sceso, per la contrattazione, di ben tre zeri?

L’affare Ronaldo

105 milioni, dicevamo, comprensivi del contributo di solidarietà previsto dal regolamento FIFA , per strappare Ronaldo al Real Madrid e portarlo in Italia. Ma era notizia di dominio pubblico quella che riguardava la clausola rescissoria del contratto da un miliardo di euro: cos’è cambiato, quindi, quando la Juve si è fatta avanti?
Semplice cavillo tecnico: la cifra a nove zeri era rivolta esclusivamente alle rivali di casa e internazionali (Atletico Madrid, Barcellona, Manchester United…)!

Intercettare questa possibilità e farla propria è stato il merito del “brand Juventus” che ha saputo fare di una spesa, comunque impegnativa ma decisamente ridotta, un vero e proprio investimento sul suo futuro.

La presenza del giocatore, infatti, è già di per sé in grado di posizionare diversamente la squadra sul mercato, rendendola meritevole di contratti milionari, ad esempio, con sponsor d’eccezione (basti pensare all’accordo CR7-Nike), consolidandone il ruolo anche in Paesi del mondo dove, fino ad oggi, non godeva di chissà quale considerazione (come quelli asiatici), migliorando la brand awareness e, insomma, lavorando a tutto tondo sulla società che, già solo in merchandising, ha visto schizzare le vendite alle stelle (si parla di 5 magliette ogni 10 minuti).

Si sono, inoltre, placate le lamentele dei tifosi che, fino a qualche giorno prima dell’entrata in squadra di Ronaldo, erano furiosi per il rincaro degli abbonamenti (+30%) che invece, dopo, sono aumentati improvvisamente di ben 1000 unità; anche l’andamento in borsa ha premiato questa operazione coraggiosa, con 200 milioni di euro di guadagno nei soli primi 5 giorni successivi alla compravendita, mentre il Real Madrid sta affrontando il percorso inverso.

Insomma, sicuramente l’entrata in scena di Ronaldo nella squadra italiana graverà sul bilancio annuale in maniera importante, ma è una contingenza che è stata ampiamente prevista e che, stando ai primi dati, si rivela sicuramente un ottimo investimento, captato e siglato al momento giusto.


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