I guadagni facili e disonesti non piacciono al team Zuckerberg, da anni impegnato contro la diffusione di fake news e l’utilizzo di metodi poco corretti per accalappiare click, follower e traffico utenti.
Già dal 2017, infatti, erano entrate in vigore delle contromisure ben definite per ostacolare la sponsorizzazione di notizie e live false: le seconde (costituite da immagini statiche o animate in loop, ad esempio) è stato deciso di punirle offrendo minore visibilità e ponendo restrizioni agli utenti recidivi; le prime, invece, eliminandone la possibilità di sponsorizzazione; entrambe, comunque, sono state messe al vaglio da professionisti del settore (tra cui Snopes) e dallo stesso pubblico, migliorando e rendendo più intuitive le sezioni dedicate ai feedback.
Ma perché – ci si potrebbe chiedere – concentrarsi così tanto su degli elementi che (seppur illeciti o amorali), in fondo, potrebbero fare anche la fortuna dello stesso Facebook?
È tutta una questione di fiducia e lungimiranza, oltre che di onestà: non punire finte live significherebbe dare spazio a comportamenti di questo tipo che, col tempo, finirebbero per far perdere stima del servizio, bollandolo come qualcosa di inutile e fastidioso e, quindi, facendogli perdere credibilità; più o meno la stessa cosa accadrebbe con le fake news, anche se lo scenario, in questo caso, potrebbe essere addirittura peggiore, con notizie allarmanti e prive di fondamento che minerebbero la serenità e la giusta informazione del popolo dei social, diventando delle vere e proprie armi in grado di scatenare “guerre” e disagi anche importanti.
Proprio sulla base di queste considerazioni e iniziative, quest’anno si è voluto fare ancora di più.
La notizia, infatti, è dell’inizio del 2019 e dichiara un’apertura concreta nei riguardi dei giornali locali, favorendo il loro operato con un investimento importante.
300 milioni in tre anni
L’idea è quella di andare in soccorso delle piccole redazioni locali, con un sovvenzionamento di 300 milioni diluito in 3 anni per forgiare dall’interno modelli di business che siano sostenibili, dando alle persone “il potere di costruire comunità e avvicinare il mondo“, come ha detto la ex conduttrice NBC e CNN, Campbell Brown, ora a capo delle partnership firmate Facebook.
In questo modo ci si augura di sostenere attività in difficoltà o in corso di apertura, fornendo un input abbastanza a lungo termine che dia la possibilità ai giornalisti di comunicare con il proprio target di riferimento e al pubblico di potersi affidare ancora ad una notizia che sia più “di casa”, vicina, in qualche modo specificamente personalizzata e sentita, perciò, più affidabile.
25 di quei milioni, inoltre, sono destinati a YouTube con l’intento non solo di supportare le notizie verificate e bandire tutte le altre, ma anche di abituare gli users a riconoscere dove si annidi la disinformazione, imparando a segnalarne i contenuti.
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